La Svezia, dove il welfare ha ucciso l’uomo

Tutti sanno delle politiche eugenetiche condotte dai nazisti e da Josef Mengele, ma pochi sanno che altri paesi, civili e democratici, hanno condotto esperimenti simili e sono stati una preziosa fonte di ispirazione per la Germania htileriana. Il caso più eclatante è quello della socialdemocratica Svezia, la cui legge per selezionare la razza è rimasta in vigore per 41 anni, dal 1935 al 1976, e dove le vittime della sterilizzazione forzata sono state circa 60000.

Nel 1909 fu fondata a Stoccolma la Società Svedese per l’Igiene Razziale e il fatto che tale associazione fosse il sottosistema dell’incubatrice associativa tedesca, contribuisce a spiegare i tratti comuni in materia eugenetica tra socialdemocrazia svedese e nazionalsocialismo tedesco. Non a caso, un compito nazionale di primaria importanza era quello di “preservare il ceppo popolare svedese dall’incrocio con elementi razziali stranieri, di qualità inferiore, e di ostacolare l’accesso in Svezia di elementi estranei indesiderati… per mantenere il popolo svedese al riparo da qualsiasi influenza degenerata”. Anche nel linguaggio, l’affinità con il nazismo è evidente. Dal 1922, poi, l’Istituto Svedese di Biologia Razziale di Uppsala pubblicava studi relativi alle caratteristiche razziali e somatiche dei criminali e di qualsiasi categoria ritenuta in qualche modo deviante. A questo istituto si ispirarono i fondatori di un’analoga istituzione nazista, il Kaiser Wilhelm Institut Fur Rassenhygiene di Berlino.

Un ruolo importante venne giocato dai movimenti popolari,  la cui matrice culturale è legata al fenomeno religioso dell’Anglo-American Revivalism, di natura protestante. Quest’alleanza tra Partito Socialdemocratico (SAP) e movimenti popolari ha prodotto un humus ideologico tale da giustificare il ricorso all’eugenetica negativa, ossia quella che si propone di migliorare la qualità della vita delle persone eliminando i caratteri negativi del gruppo demografico. Nei confronti della povertà, i Socialdemocratici hanno assunto una concezione etico-religiosa tipicamente protestante, che vede nel disagio delle persone più sfortunate la loro predestinazione a un futuro al di fuori della grazia di Dio.

Il SAP ha applicato un programma organico di sterilizzazione, aborto e castrazione dei propri cittadini, in nome di una sorta di benessere genetico collettivo, prospettando un futuro dominato dalla scienza e dalla pianificazione razionale, grazie a uno Stato, il cui compito era di regolare ed equilibrare le distorsioni sociali ed economiche, nel nome di un’uguaglianza di fatto di tutti i cittadini. Come evidenziato da Luca Dotti, nel suo L’utopia genetica del welfare state svedese, la socialdemocrazia svedese degli anni ’30, permeata da una fiducia positivista nel progresso e nel miglioramento della società umana, fece suoi i miti dell’ingegneria sociale e del Funzionalismo. Il manifesto di quest’ultimo si ispirava ai valori, moderni, antitradizionalisti ed oggettivi, della razionalità industriale e della produzione in serie, con slogan come abbasso la bellezza o viva l’ordine”, mentre l’ingegneria sociale è figlia delle credenze positiviste nell’assoluta certezza della scienza e nell’esattezza del metodo scientifico per la risoluzione dei problemi relativi alla persona, divenuta ormai oggetto di sperimentazione del sapere scientifico di intellettuali, scienziati, esperti accademici e ingegneri sociali di ogni risma.

I provvedimenti eugenetici erano ispirati da Gunnar e Alva Myrdal, entrambi premi Nobel, lui per l’economia (1974) e lei per la pace (1982). Alva Myrdal, esperta in psicopedagogia e psicologia, sostenitrice del modello del consultorio familiare, della pianificazione demografica e della riforma educativa, partecipò al lavoro di molte commissioni di inchiesta su tematiche familiari, educative e dell’infanzia. Gunnar Myrdal, keynesiano, funzionalista e razionalista, fu eletto alla camera alta con i socialdemocratici nel 1935 e ne guidò il gruppo fino al 1938. Da buon keynesiano, Myrdal vide nello Stato il motore della prosperità economica nazionale e nella programmazione scientifica di stampo positivista, attuata da scienziati razionalisti, lo strumento per la risoluzione dei problemi sociali relativi all’abitazione, all’educazione, alla sanità e all’ occupazione.

Vennero progettate unità abitative multiple con servizi centralizzati, mentre le funzioni primarie come cucine, aree per il gioco e lo svago di adulti e bambini furono collettivizzate. Le aree più private e intime della vita familiare furono statalizzate grazie alla presenza di preposte figure addette all’alimentazione, alla cura e all’educazione dei fanciulli e persino alla ricreazione generale. La pianificazione si estendeva al tempo impiegabile per le varie attività collegate alla vita abitativa, mediante una tabella oraria giornaliera da rispettare.

L’emancipazione femminile ebbe un carattere meramente produttivistico, così che all’assegnazione alla donna di un ruolo economico attivo e produttore seguì la socializzazione economica dell’attività domestico-familiare. Per i Myrdal, era del tutto irrazionale il ruolo delle casalinghe, le cui colpe erano così riassunte: “Vi è indubbiamente all’interno del lavoro domestico ancora la possibilità per donne gracili, imbecilli, indolenti e senza ambizioni o in generale individui forniti in minor modo di potenzialità, di restare ancora a casa e tirare avanti. Perciò, in fin dei conti, questa mezza prostituzione concede sempre un rifugio aperto”. La collettivizzazione della sfera familiare avrebbe ridotto e progressivamente eliminato sia l’influenza dell’autorità paterna sui figli, sia l’attività casalinga e la posizione domestica della donna all’interno della casa.

I Myrdal si propnevano di “raggiungere un concetto di qualità umana assoluta e determinata oggettivamente”, attraverso l’”elevazione qualitativa del materiale umano” da plasmare secondo la volontà del pianificatore socialdemocratico. Essi non miravano a una classificazione antropologico-razziale e non erano particolarmente interessati al patrimonio genetico, ma al processo economico e produttivo finalizzato, non al benessere dei singoli, bensì al finanziamento del progetto di Stato attuato dai burocrati scandinavi.

Certo, la Svezia del quarantennio ’34-‘75 non ha avuto la ferocia della Germania nazista e non ha rappresentato un pericolo analogo, ma si è rivelato un regime subdolo e totalitario, democratico, ma totalitario. Che la Svezia sia un paese civile e democratico è fuori di dubbio, ma ciò che deve far riflettere, è che l’immoralità e il male non sempre si nascondono dietro orrori viventi come Hitler e Goebbels, ma anche dietro i volti insospettabili dei coniugi Myrdal. I primi cattivi, feroci e di destra (perciò esecrabili), i secondi civili,  democratici e di sinistra (perciò progressisti). Entrambi, accomunati dalla presunzione fatale di aver abbandonato la strada che Gesù Cristo ha indicato al mondo oltre 2000 anni fa. 

  

Antonio Gaspari, nel suo Da Malthus al razzismo verde, cita 3 casi emblematici:    

Nils Svensson fu sterilizzato a sedici anni perché ritenuto “un individuo di razza mista precocemente attivo sessualmente”.

Maria Nordin fu chiusa in un riformatorio perché di famiglia povera e perché non sapeva leggere. Per poter lasciare il riformatorio acconsentì, all’età di 18 anni, alla sterilizzazione. Assunta da un proprietario terriero, Maria fu esaminata da un oculista che le diagnosticò una miopia fortissima. Ottenuti degli occhiali imparò a leggere e a scrivere, studiò, resse la contabilità della fattoria e oggi scrive anche articoli per riviste. Maria Nordin ha rivolto al ministro della sanità del suo paese questa domanda: “Mi avete tolto il diritto ad avere bambini solo perché non avevo i soldi per andare dall’oculista?”.

Trobjorn negli anni ’40 era un ragazzino di 13 anni. “Ero una piccola peste e finii in riformatorio. Allora, per tornare a casa, la legge imponeva di farsi sterilizzare. Scrissi ai miei parenti per supplicarli di non accettare. Non sapevo esattamente di che tipo di operazione si trattasse, ma ne ero terrorizzato. I miei genitori finirono invece per dare il loro consenso, senza rendersi conto di quello che facevano”.

 (Le Ragioni dell’Occidente, ottobre 2006)       

 

  1. #1 di j il ottobre 26, 2008 - 1:21 PM

    Ma che scrivi????

    Parli di uno dei Paesi più civili e benestanti d’Europa, dove le diseguaglianze Sociali sono al minimo.

    Vai a vedere come stanno le cose.

    Hai mai visto uno Svedese emigrare??????????

    Ecco, quelli come te si meritano Berlusconi, perchè non sanno un cazzo di dove vivono e come potrebbero vivere!!!!

    SVEGLIA!!!!!

    • #2 di Davide il luglio 1, 2010 - 8:00 am

      la tua è una risposta demenziale, la svezia fino alla scoperta dei giacimenti minerari nel Norrland è stato il paese più povero d’europa.
      Nel censimento statiunitense del 1890 i cittadini svedesi negli stati uniti erano 800.000.
      Tra fine ottocento e inizio novecento vi su un emigrazione di massa dalla svezia agli USA di 1.3 milioni di persone. L’emigrazione finì negli anni 20 grazie agli enormi giacimenti di ferro di Kiruna. Nel 1910 i cittadini svedesi negli USA erano 1.4 milioni che se comparati alla popolazione svedese nel medesimo anno, attestatasi su 5.5 milioni sono una proporzione allucinante.

  2. #3 di Normanno Malaguti il ottobre 28, 2008 - 5:08 PM

    Ero al corrente di questi misfatti, che del resto, ebbero massicci esempi anche negli USA e nel Regno Unito, nei quali l’eugenetica era chiamta spesso sotto altri nomi.
    Una mio cugina nata in america nel 1906, venne a trovarmi circa trent’anni or sono e parlando delle malformazioni dei neonati (mi confidò compiaciuta: “Il mio medico, mi detto: -Quando nasce un bimbo malformato, non gli facciamo superare il mese di vita…_ Sic! Quando le feci osservare che era un crimine orrendo, restò malissimo e ancor peggio quando le dissi che lei buona cattolica doveva ribellarsi a questa mentalità delittuosa. Normanno Malaguti.

  3. #4 di Danx il dicembre 14, 2008 - 10:13 PM

    Molti crimini non vengono riconosciuti come tali al momento della loro attuazione.
    Solo dopo alcuni decenni ce ne rendiamo conto tutti quanti.
    Ciò indica che anche al giorno d’oggi commettiamo crimini orrendi di cui fra 20 anni ci vergogneremo. Questo lo dico per non sentirci evoluti e migliori di altri. Chissà quanti fra i nostri costumi saranno condannati fra 100 o 200 anni come noi facciamo contro chi schiavizzava, ecc.

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